Forbice di Parise Tullio
Forbice
Perché non recidi, forbice, quel volto
perché non sfrondi l’albero che langue,
l’arbusto che annaspa.
la siepe che agonizza?
L’aratro ti sprona e tu
volgi lo sguardo indietro
a rinnovare vetusti meccanismi,
a reiterare vecchi percorsi.
Perché non recidi, uomo, quella memoria
che, perversa, ti lega a ciò che più non è.
A ciò che, sì, fu, ma lento si disfa.
A quanto non torna, effimero passato?
Coraggio non trovi nel domani
che, ignoto, si profila,
lupo nella notte,
ululante la tua solitudine.
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