Il setaccio di Catterina Bruno
Vedo la mia vita come un fiume. Ha una sorgente nascosta da qualche parte. Ad un certo punto il fiume non mi piace più : lo vedo sporco, limaccioso, lo vedo lento e stagnante e allora decido che non può essere così. Mi procuro una pala e un setaccio, un setaccio a maglie fini, perché non mi sfugga niente e parto come un cercatore d’oro senza sapere niente dei cercatori d’oro.
Mi fermo in un punto e mi concentro. Sono assolutamente sicura che nel mio fiume troverò l’oro.
Grosse pepite, non pagliuzze.
Raccolgo sabbia sul fondo e setaccio, raccolgo e setaccio, raccolgo e setaccio. Passano i giorni.
La determinazione diventa rabbia. Scavo e setaccio : niente. Non trovo niente. Come è possibile che nel mio fiume non ci sia oro?
Qualcuno in altri fiumi lo ha trovato. Io no.
Alla rabbia si aggiunge l’invidia, all’invidia il rancore. Passano i mesi, passano gli anni.
Sempre china a setacciare.
Perché voglio trovare l’oro? Perché voglio trovare l’oro? Già, perché? Per essere ricca. Per essere potente. Per mostrarlo a tutti quelli che dicevano che il mio fiume era solo un fiume qualunque, insignificante. Cosa credevo? Si capiva fin da subito che non era un granchè come fiume.
Bruttino, loffio, moscio, francamente un fiumiciattolo.
Con gli occhi pieni di lacrime mi addentro nel fiume, le pietre pungono. Dagli occhi lacrime che si fondono nel fiume, dai piedi sangue che si mescola all’acqua. Sono triste, non è il fiume che volevo.
Ho sempre lo sguardo alla sorgente.
Ho freddo, l’acqua è fredda e si fa sera.
Non sento quasi più le gambe. La pala l’ho buttata. Con il setaccio faccio un ultimo tentativo di raccogliere l’acqua, poi però mi scivola dalle mani e lo lascio andare.
Alzo gli occhi, sono finalmente libera di guardare qualcosa che non sia il setaccio e allora VEDO.
Vedo il fiume e vedo le sue sponde e sulle sponde c’è l’erba, ci sono i cespugli, ci sono alberi e ci sono anche fiori e tutto intorno è verde. Mi accorgo che è bello quello che vedo, mi accorgo che c’è pace e che dentro me non c’è più rabbia e allora sorrido.
Mi immergo nell’acqua fredda e provo a nuotare, poi capisco che se mi giro la corrente mi porterà senza fatica e allora mi lascio andare. Sono certa che in un modo o in un altro arriverò al mare. Deve essere così.
E quando arriverò al mare sarà buio e non mi importerà più dell’oro, perché alzerò lo sguardo e vedrò le stelle.
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